Cerca nel blog

lunedì 8 aprile 2019


2 - Martirano.

 




Iscrizione di Filippo de Matera.


Nell’antica cattedrale di Martirano, distrutta da ripetuti terremoti (particolarmente quelli del 1638, 1783 e 1905)[1], esisteva una memoria sepolcrale di un suo vescovo: Filippo de Matera (ca. 1205-1238)[2]. Il nome di questo personaggio è legato nelle narrazioni storiche a quello di Federico II di Svevia, al cui seguito compare nella solenne consacrazione della cattedrale di Cosenza ricostruita da Luca di Casamari[3]. Nel diploma del 30 gennaio 1222 che ricorda l’evento Filippo è nominato e si sottoscrive tra i prelati che officiano la cerimonia religiosa alla presenza dell’Imperatore.

Un personaggio di rilievo, ma non senza ombre. Studi recenti hanno portato alla luce un processo per sodomia a suo carico nel 1238, che alcuni leggono come un atto repressivo del Papato per la sua vicinanza a Federico II nell’ambito dei contrasti tra Chiesa e Impero[4]. Ai nostri giorni, con tanti scandali a sfondo sessuale che hanno coinvolto eminenti prelati, l’accusa rivolta a Filippo non appare incredibile, ma a distanza di secoli, quel che veramente è stato sfugge ad ogni verifica della storia e impone prudenza e cautela di giudizio.

Filippo, in ogni caso, è un personaggio che emerge dalle fonti scritte accanto a personalità che hanno segnato la storia della Calabria e d’Italia e ne arricchisce il quadro di contorno.

Oltre che alle scritture, il suo ricordo era anche affidato alla sua sepoltura nella Cattedrale della sua diocesi. Alcuni secoli dopo, un altro vescovo, Francesco Monaco (1592–1627)[5], che si riconosceva imparentato alla famiglia di Filippo, ne volle rinvedire il ricordo apponendo presso l’altare dei defunti una circostanziata epigrafe marmorea.

Sin oggi questa epigrafe è stata conosciuta per via della trascrizione (non priva di errori) datane da Pietro Vincenti nell’opera Teatro de ... Protonotarii, pubblicata a Napoli nel 1607[6].

Ora una nuova testimonianza emerge da carte manoscritte di Giuseppe Alferi Ossorio, nobile aquilano, ricercatore di storia del Regno meridionale, vissuto tra la fine del sec.XVI e ancora in vita nel 1624. Il suo archivio, o, forse, una sua parte, ricca di carte e appunti relativi all’intero territorio del Regno napoletano, Calabria compresa, è comparsa ed è andata dispersa in anni recenti sul mercato antiquario.

Per puro caso ho potuto acquistare un fascicoletto di pochi fogli con appunti di contenuto vario (fra cui due strofe di una volgarizzazione in versi della leggenda agiografica di S. Nicola di Bari, da me pubblicate in questo stesso Blogg nel luglio 2010).

Nel fascicolo è presente una scheda su Filippo de Matera, del quale viene riportata l’epigrafe della Cattedrale in una trascrizione attenta e corretta, esente dagli errori presenti nella copia pubblicata dal Vincenti, che qui trascrivo e riproduco per i ricercatori di memorie storiche medioevali:

 

FILIPPO DI MATERA.
In Ecclesia Cathedrali Marturanensi ad aram pro defunctis privilegiatam in marmorea tabula legitur:
D.O.M.
Philippo de Matera Ex urbe Consentia Brutiorum Metropoli Episcopo Marturanensi Friderici Secundi et Constantiae eius uxoris Augustae Regni Utriusque Siciliae Magno Cancellario, Qui anno a Virgineo Partu Millesimo ducentesimo vigesimo secundo interfuit dedicationi Majoris Ecclesiae Consentiae, Franciscus Episcopus Marturanensis viro optimo et ex materno genere coniuncto ob Deliam Hyeronimi ex familia de Matera Patritij Consentini filiam, ex qua et Joanne Paulo ex familia Monaco Patricio Consentino et Pontificij et Caesarei Iurisconsulto coniugibus idem Franciscus natus est, et ut in vetustate iacentem a temporum iniuria vindicaret hoc amoris sui monumentum posuit Kalendis Martij anno a Jesu Christo nato millesimo sexcentesimo quarto Clemente Octavo Pontifice Maximo anno eius decimo tertio Philippo Tertio de Austria regnante anno Regni eius sexto, et Episcopatus eiusdem Francisci Monaci Anno duodecimo.

 


© Antonio Maria Adorisio
 

[Traduzione:] A Dio Onnipotente e Misericordioso. A Filippo di Matera della città di Cosenza, metropoli dei Bruzi, Vescovo di Martirano, Gran Cancelliere di Federico II e di Costanza sua moglie Augusta del Regno delle Due Sicilie, che nell’anno del parto della Vergine 1222 intervenne alla consacrazione della Chiesa Cattedrale di Cosenza, Francesco Vescovo di Martirano, all’uomo ottimo per parte materna congiunto tramite Delia figlia di Gerolamo della famiglia Matera patrizio cosentino, dalla quale e da Giovanni Paolo della famiglia Monaco patrizio cosentino, giureconsulto pontificio e cesareo, coniugi, Francesco stesso è nato, questo monumento offeso dal tempo e giacente nell’incuria per amor suo fece ripristinare il 1 Marzo dell’anno di Cristo 1604, tredicesimo anno di Papa Clemente VIII, sesto del regno di Filippo III d’Austria e dodicesimo dell’episcopato del medesimo Francesco Monaco.

 

         Francesco Monaco non immaginava certo che l’iscrizione da lui dettata e la tavola marmorea su cui era incisa sarebbero state travolte dal tempo e dalla forza della natura e la memoria sarebbe sopravvissuta solo nelle trascrizioni di due studiosi. La scrittura ha superato le avverse vicende ancor più che la lapide marmorea, salvando la memoria e riproponendone la storia.

         A Francesco Monaco, vescovo di Martirano, il cistercense Giacomo Greco di Scigliano, monaco del monastero di San Giovanni in Fiore, dedica nel 1612 la sua Chronologia di Gioacchino da Fiore[7], frutto di una ricognizione delle memorie storiche dell’Abate.

© Antonio Maria Adorisio


         Giacomo Greco motivava la dedica a Francesco Monaco con l’amore e l’interesse che il Vescovo manifestava per la tradizione storica, in consonanza, possiamo aggiungere, con le motivazioni che lo avevano spinto a raccogliere le superstiti memorie gioachimite. Per loro, come, forse, anche per noi, la conoscenza del passato, oltre che dilettare, può giovare a riqualificare il senso del presente e a rafforzare i legami identitari con i territori che, vivendo, attraversiamo.

(Continua)

 




[1] Ministero della educazione nazionale, Elenco degli edifici monumentali, LVIII-LX Catanzaro-Cosenza-Reggio Calabria, a cura di Alfonso Frangipane, Roma, Libreria dello Stato, 1938, p.41;  Storia della Calabria. Le cattedrali, a cura di S. Valtieri, Gangemi, 2002, pp.335, pp.157 e sgg.
[2] Kehr, Italia pontificia, X, pp. 118-119; Kamp, Kirche und Monarchie..., vol.2, pp.863-869.
[3] V. M. Egidi, Regesto delle pergamene dell’Archivio Capitolare di Cosenza, a cura di R. Borretti, Cosenza, 1996, p.11, n.3; F. Burgarella, Dalle origini al medioevo, in: Cosenza. Storia Cultura Economia, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1992 (?), pp.12-70.
[4] Il 26 maggio 1238 Gregorio IX incarica l’Arcivescovo di Cosenza e il vescovo di Bisignano d’indagare sulle dicerie che accusavano Filippo di Matera di gravi vizi, sembra sodomia. Si veda Julien Théry-Astruc, Luxure cléricale, gouvernement de l'Église et royauté capétienne au temps de la "Bible de saint Louis", in Revue Mabillon, 25, 2014, p. 165-194, specificamente, p. 174, 186 n.100; e Julien Théry-Astruc, "Excès" et "affaires d'enquête". Les procédures criminelles de la papauté contre les prélats, de la mi-XIIe à la mi-XIVe siècle. Première approche, in La pathologie du pouvoir: vices, crimes et délits des gouvernants, a cura di P. Gilli, Leyde: Brill, 2016, p. 164-236, e specificamente p. 192 nota 92 e p. 214 [da L. Auvray, Les registres de Grégoire IX: recueil des bulles de ce pape, Paris, E. de Boccard, 1896-1955, II, coll.1034-5, n° 4377].
[5] Eubel, Hierarchia Catholica, vol. IV, p.233.
[6] Pietro Vincenti, Teatro de gli huomini illustri, che furono protonotarij nel Regno di Napoli. Composto dal dottor Pietro Vincenti della città d'Ostuni. Cominciando da gli rè normandi sino à gli austriaci con vn breue discorso di alcune famiglie, notate nella seguente carta, & indice delli protonotarij, & de l'altre cose notabili, Napoli, Gio. Battista Sottile, per Scipione Bonino, 1607, p.146. Anche UGHELLI, Italia Sacra, 1721, IX, 277.
[7] Giacomo Greco, Ioacchim Abbatis et Florensis ordinis chronologia, Cosenza, per D. Andrea Riccio, 1612.