2 - Martirano.
Iscrizione di
Filippo de Matera.
Nell’antica
cattedrale di Martirano, distrutta da ripetuti terremoti (particolarmente
quelli del 1638, 1783 e 1905)[1],
esisteva una memoria sepolcrale di un suo vescovo: Filippo de
Matera (ca. 1205-1238)[2].
Il nome di questo personaggio è legato nelle
narrazioni storiche a quello di Federico II di Svevia, al cui seguito compare
nella solenne consacrazione della cattedrale di Cosenza ricostruita da Luca di
Casamari[3]. Nel
diploma del 30 gennaio 1222 che ricorda l’evento Filippo è nominato e si
sottoscrive tra i prelati che officiano la cerimonia religiosa alla presenza
dell’Imperatore.
Un personaggio di
rilievo, ma non senza ombre. Studi recenti hanno portato alla luce un processo
per sodomia a suo carico nel 1238, che alcuni leggono come un atto repressivo
del Papato per la sua vicinanza a Federico II nell’ambito dei contrasti tra
Chiesa e Impero[4].
Ai nostri giorni, con tanti scandali a sfondo sessuale che hanno coinvolto
eminenti prelati, l’accusa rivolta a Filippo non appare incredibile, ma a
distanza di secoli, quel che veramente è stato sfugge ad ogni verifica della
storia e impone prudenza e cautela di giudizio.
Filippo, in ogni caso, è un personaggio
che emerge dalle fonti scritte accanto a personalità che hanno segnato la
storia della Calabria e d’Italia e ne arricchisce il quadro di contorno.
Oltre che alle scritture, il suo ricordo
era anche affidato alla sua sepoltura nella Cattedrale della sua diocesi.
Alcuni secoli dopo, un altro vescovo, Francesco Monaco (1592–1627)[5],
che si riconosceva imparentato alla famiglia di Filippo, ne volle rinvedire il
ricordo apponendo presso l’altare dei defunti una circostanziata epigrafe
marmorea.
Sin oggi questa epigrafe è stata conosciuta
per via della trascrizione (non priva di errori) datane da Pietro Vincenti nell’opera
Teatro de ... Protonotarii,
pubblicata a Napoli nel 1607[6].
Ora una nuova testimonianza emerge da
carte manoscritte di Giuseppe Alferi Ossorio, nobile aquilano, ricercatore di
storia del Regno meridionale, vissuto tra la fine del sec.XVI e ancora in vita
nel 1624. Il suo archivio, o, forse, una sua parte, ricca di carte e appunti
relativi all’intero territorio del Regno napoletano, Calabria compresa, è comparsa
ed è andata dispersa in anni recenti sul mercato antiquario.
Per puro caso ho potuto acquistare un
fascicoletto di pochi fogli con appunti di contenuto vario (fra cui due strofe
di una volgarizzazione in versi della leggenda agiografica di S. Nicola di
Bari, da me pubblicate in questo stesso Blogg
nel luglio 2010).
Nel fascicolo è presente una scheda su
Filippo de Matera, del quale viene riportata l’epigrafe della Cattedrale in una
trascrizione attenta e corretta, esente dagli errori presenti nella copia pubblicata
dal Vincenti, che qui trascrivo e riproduco per i ricercatori di memorie
storiche medioevali:
FILIPPO DI
MATERA.
In Ecclesia
Cathedrali Marturanensi ad aram pro defunctis privilegiatam in marmorea tabula
legitur:
D.O.M.
Philippo de Matera Ex urbe Consentia
Brutiorum Metropoli Episcopo Marturanensi Friderici Secundi et Constantiae eius
uxoris Augustae Regni Utriusque Siciliae Magno Cancellario, Qui anno a Virgineo
Partu Millesimo ducentesimo vigesimo secundo interfuit dedicationi Majoris
Ecclesiae Consentiae, Franciscus Episcopus Marturanensis viro optimo et ex
materno genere coniuncto ob Deliam Hyeronimi ex familia de Matera Patritij
Consentini filiam, ex qua et Joanne Paulo ex familia Monaco Patricio Consentino
et Pontificij et Caesarei Iurisconsulto coniugibus idem Franciscus natus est,
et ut in vetustate iacentem a temporum iniuria vindicaret hoc amoris sui
monumentum posuit Kalendis Martij anno a Jesu Christo nato millesimo
sexcentesimo quarto Clemente Octavo Pontifice Maximo anno eius decimo tertio
Philippo Tertio de Austria regnante anno Regni eius sexto, et Episcopatus
eiusdem Francisci Monaci Anno duodecimo.
© Antonio Maria Adorisio
[Traduzione:]
A Dio Onnipotente e Misericordioso. A Filippo di Matera della città di Cosenza,
metropoli dei Bruzi, Vescovo di Martirano, Gran Cancelliere di Federico II e di
Costanza sua moglie Augusta del Regno delle Due Sicilie, che nell’anno del
parto della Vergine 1222 intervenne alla consacrazione della Chiesa Cattedrale
di Cosenza, Francesco Vescovo di Martirano, all’uomo ottimo per parte materna
congiunto tramite Delia figlia di Gerolamo della famiglia Matera patrizio
cosentino, dalla quale e da Giovanni Paolo della famiglia Monaco patrizio
cosentino, giureconsulto pontificio e cesareo, coniugi, Francesco stesso è
nato, questo monumento offeso dal tempo e giacente nell’incuria per amor suo fece
ripristinare il 1 Marzo dell’anno di Cristo 1604, tredicesimo anno di Papa
Clemente VIII, sesto del regno di Filippo III d’Austria e dodicesimo
dell’episcopato del medesimo Francesco Monaco.
Francesco Monaco non immaginava certo
che l’iscrizione da lui dettata e la tavola marmorea su cui era incisa
sarebbero state travolte dal tempo e dalla forza della natura e la memoria
sarebbe sopravvissuta solo nelle trascrizioni di due studiosi. La scrittura ha superato
le avverse vicende ancor più che la lapide marmorea, salvando la memoria e riproponendone
la storia.
A Francesco Monaco, vescovo di
Martirano, il cistercense Giacomo Greco di Scigliano, monaco del monastero di
San Giovanni in Fiore, dedica nel 1612 la sua Chronologia di Gioacchino da Fiore[7],
frutto di una ricognizione delle memorie storiche dell’Abate.
© Antonio Maria Adorisio
Giacomo Greco motivava la dedica a
Francesco Monaco con l’amore e l’interesse che il Vescovo manifestava per la
tradizione storica, in consonanza, possiamo aggiungere, con le motivazioni che lo
avevano spinto a raccogliere le superstiti memorie gioachimite. Per loro, come,
forse, anche per noi, la conoscenza del passato, oltre che dilettare, può
giovare a riqualificare il senso del presente e a rafforzare i legami identitari
con i territori che, vivendo, attraversiamo.
(Continua)
[1] Ministero della educazione
nazionale, Elenco degli edifici
monumentali, LVIII-LX Catanzaro-Cosenza-Reggio Calabria, a cura di Alfonso Frangipane, Roma, Libreria dello
Stato, 1938, p.41; Storia
della Calabria. Le cattedrali, a cura di S.
Valtieri, Gangemi, 2002, pp.335, pp.157 e sgg.
[2] Kehr, Italia pontificia, X, pp. 118-119; Kamp, Kirche und
Monarchie..., vol.2, pp.863-869.
[3] V.
M. Egidi, Regesto delle pergamene dell’Archivio
Capitolare di Cosenza, a cura di R. Borretti, Cosenza, 1996, p.11, n.3; F. Burgarella, Dalle origini al medioevo, in: Cosenza.
Storia Cultura Economia, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1992 (?),
pp.12-70.
[4] Il 26
maggio 1238 Gregorio IX incarica l’Arcivescovo di Cosenza e il vescovo di
Bisignano d’indagare sulle dicerie che accusavano Filippo di Matera di gravi
vizi, sembra sodomia. Si veda Julien
Théry-Astruc, Luxure
cléricale, gouvernement de l'Église et royauté capétienne au temps de la
"Bible de saint Louis", in Revue Mabillon, 25, 2014, p. 165-194, specificamente, p. 174, 186
n.100; e Julien Théry-Astruc, "Excès"
et "affaires d'enquête". Les procédures criminelles de la papauté
contre les prélats, de la mi-XIIe à la mi-XIVe siècle.
Première approche, in La pathologie du pouvoir: vices, crimes et délits des gouvernants,
a cura di P. Gilli, Leyde: Brill, 2016, p. 164-236, e specificamente p. 192
nota 92 e p. 214 [da L. Auvray, Les registres de Grégoire IX: recueil des
bulles de ce pape, Paris, E. de Boccard, 1896-1955, II, coll.1034-5, n°
4377].
[5] Eubel, Hierarchia Catholica, vol. IV, p.233.
[6] Pietro
Vincenti, Teatro de gli huomini illustri, che furono
protonotarij nel Regno di Napoli. Composto dal dottor Pietro Vincenti della
città d'Ostuni. Cominciando da gli rè normandi sino à gli austriaci con vn
breue discorso di alcune famiglie, notate nella seguente carta, & indice
delli protonotarij, & de l'altre cose notabili, Napoli, Gio. Battista Sottile, per
Scipione Bonino, 1607, p.146. Anche UGHELLI, Italia Sacra, 1721, IX, 277.
[7] Giacomo
Greco, Ioacchim Abbatis et
Florensis ordinis chronologia, Cosenza, per D. Andrea Riccio, 1612.