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sabato 10 aprile 2010

FRAMMENTI DI… DEVOZIONE





    La Sindone di Torino è certamente un oggetto eccezionale. Anche a non volerlo considerare una testimonianza religiosa, merita ogni considerazione e attenzione almeno in quanto reperto archeologico. Non è, forse, di grande interesse conoscitivo e scientifico avere a dispozione e studiare un lenzuolo tessuto duemila anni or sono?  Già solo per questo motivo, credo, bisognerebbe osservarlo, venerarlo, studiarlo e trattarlo con il massimo rispetto, indirizzando tutti gli sforzi delle nostre conoscenze e delle nostre capacità tecniche per mostrarne l'autenticità e l'antichità. Pregiudizi, ideologie e speculazioni, invece, concepiscono e partoriscono ipotesi abnormi e ridicole, non ultima l'americanata della pittura dovuta a Leonardo da Vinci. E perché non attribuirla a Toro Seduto? Povero Leonardo, trasformato in falsario e ridotto a impiegare il suo eccezionale genio creativo per imbrogliare quei creduloni di cristiani!
    Ma quale bisogno lui e i cristiani ne avevano? A descrivere nei minimi particolari la passione di Gesù, suppliziato dai suoi contemporanei sulla croce, non c'è soltanto la Sindone. Le Sante visionarie del medioevo conoscevano tutti i più minuti particolari di quel supplizio. Si tramanda tra il popolo dei cristiani, non quello dotto dei teologi e degli ecclesiastici in carriera, ma quello autentico della gente semplice, che alcune sante donne, Santa Elisabetta d'Ungheria, Santa Metilde e Santa Brigida, avessero interrogato nelle loro mistiche riflessioni direttamente Gesù.
    E l'interrogato rispose.
    La risposta di Gesù fu stampata più volte su fogli volanti di carta, che i venditori di santini e oggetti devozionali portavano in giro nelle fiere e nelle feste religiose dei paesi. A comprarli erano principalmente le donne devote e pie, che si commuovevano nel leggere la precisa e realistica descrizione delle sofferenze fisiche e delle umiliazioni di Gesù, così simile nella sofferenza a loro stesse e ai loro figli e mariti, soggetti alla durezza del lavoro, alle vessazioni del potere, alle malattie e alla morte.
    Di questi fogli volanti non è facile trovarne nelle biblioteche. La stessa Biblioteca Apostolica Vaticana non ne descrive nei suoi cataloghi ufficiali. Con più fortuna si potrebbe, solo per caso, ritrovarne qualcuno per caso tra collezioni di santini e images pieuses. Fra queste, infatti, ho potuto recuperarne due frammenti, ognuno di una copia diversa, ma fortunatamente complementari, che ne consentono la ricostruzione completa.
    Per non farti stare, o mio unico lettore, sulle spine, ne trascrivo per ora il titolo e le note tipografiche:

  • COPIA DI UNA ORAZIONE // Ritrovata nel S. Sepolcro di N. S. Gesù Cristo in Gerusalemme, la quale si conservò // da sua Santità, e da Carlo V ne' loro Oratorj in Cassa d'Argento.

  • NAPOLI, ed in MACERATA dalle Stampe di Luigi Chiappini, ed Antonio Cortesi. // Con Licenza de' Superiori.
(Continua)