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mercoledì 9 dicembre 2009

Un foglio di Bibbia Atlantica




La Bibbia Atlantica di Longobucco


   Nel 1984 ho dato una descrizione di questo superstite foglio di codice nel saggio: Per la storia della scrittura latina in Calabria dopo la conquista normanna. Lo riproduco qui alla lettera per chi non abbia la possibilità di accedere alla rivista «Scrittura e civiltà» (vol.8, pp.105-127, tavv.I-IX).
Un frammento di codice, costituito da una sola carta di bibbia "atlantica", è stato da me recuperato a Longobucco (Cosenza). Tale carta fu impiegata come coperta di libri diversi: nel sec. XVII di un Liber Cresimarum, sul cui titolo nel secolo successivo fu scritto: Liber Matrimoniorum; tra XVIII e XIX secolo di un Liber Mortuorum. Da ultimo ricopriva a guisa d'involucro una Platea della Confraternita del SS. Sacramento, la cui cappella ha sede nella chiesa di S. Maria Assunta. Probabilmente ivi nel sec. XVII la carta fu recisa da un codice oggi perduto.
Non ho elementi per dire se il volume facesse parte di un antico corredo librario della chiesa o se, invece, vi sia giunto casualmente, forse da un vicino monastero. Ma se il codice circolò tra chiese e monasteri di quell'area geografica ove poi la sua reliquia è stata ritrovata, certamente non fu ivi prodotto, come sembra potersi dedurre dall'analisi delle caratteristiche della carta superstite. Questa è membranacea, misura mm 500 x 343, il recto corrisponde al lato carne, il verso al lato pelo (tav. IX). Si presenta in mediocre stato di conservazione per gore d'acqua e diffuse macchie scure che ricoprono prevalentemente il lato pelo; vaste lacerazioni con perdita di frammenti interessano il margine esterno. La foratura delle righe orizzontali è del tutto perduta; quella delle righe verticali è meglio conservata nel margine superiore; la sezione dei fori è a fessura, con andamento obliquo da destra in alto verso sinistra in basso. La rigatura, eseguita a secco dalla parte del pelo, ripartisce la pagina scritta in due colonne, ciascuna delimitata da una coppia di righe verticali; le colonne sono divise in 57 righe. Lo schema di rigatura si può esprimere nella seguente formula millimetrica: 12.8.110.8.14.9.110.8.64 x 46.415.39.
La minuscola carolina di una sola mano con cui è vergata l'intera carta non manifesta particolari caratterizzazioni. Si presenta ben leggibile, con poche abbreviazioni, ma con una certa tendenza a ridurre gli spazi tra le parole; le aste ascendenti e discendenti sono ben pronunciate e tutta la scrittura è leggermente inclinata a destra. Il calamo adoperato fu temperato con punta piuttosto sottile dal taglio leggermente obliquo; l'ingrossamento a forma di triangolo col vertice a sinistra delle aste ascendenti di b, d, h, l, sembra il risultato di un ritocco. Tipici appaiono i tracciati di alcune lettere: la s minuscola in due tratti, di cui quello orizzontale ben sviluppato e poco curvo; la g in quattro tratti con l'occhiello inferiore chiuso da una linea generalmente semicurva; la x in due tratti, uno più spesso, l'altro più sottile che scende sotto il rigo ed è ritoccato all'estremità con un trattino. L'uso di S maiuscola in fine di rigo è costante e così anche la congiunzione et espressa con le due lettere; uguale frequenza si riscontra nell'uso di e cedigliata per il dittongo ae, il quale una sola volta compare in nesso all'interno di una parola (recto, col. A, rigo 47). Tra le abbreviazioni si notano il rum con il trattino orizzontale della r diritto sul rigo e us a forma di 7 nelle parole desinenti in bus. Una capitale di tipo rustico, vergata in inchiostro rosso carminio abbastanza elegantemente, è impiegata nel titolo corrente presente solo nel verso della carta. Sei iniziali di pennello in inchiostro rosso, di cui quattro al recto e due al verso, la cui tipologia richiama una generica capitale, costituiscono le uniche note decorative di questo superstite foglio.
Il testo esemplato è costituito da pochi capitoli delle Profezie di Isaia: da cap. 60,14 «...omnes qui detrahebant tibi et vocabunt te civitatem Domini...», a cap. 65,17 «...Ecce enim creo coelos novos et terram novam. Et non... ». Gli elementi presenti in questa singola carta non sono forse sufficienti per consentire di formulare esplicite proposte di localizzazione, ma evidentemente il problema del suo centro di origine non può che rientrare nel più vasto problema delle Bibbie "atlantiche" a cui si è precedentemente accennato. Le caratteristiche della scrittura, invece, consentono di proporne una datazione nei secoli XI ex. - XII in.
Sin qui quel che ho già scritto. Aggiungo una o più fotografie a colori e, in seguito, nuove osservazioni.
(Continua)