Rossano
Il Codex Purpureus
Rossanensis nel comò dell’arcidiacono.
Il
Codex Purpureus Rossanensis, oggi patrimonio
dell’Unesco e universalmente famoso, ha conosciuto in passato la mortificazione
di restare celato nell’oscuro cassetto di un comò: quello della camera da letto
di un arcidiacono del collegio canonicale rossanese.
La curiosa vicenda è venuta alla
luce nella narrazione di Christofher De Hamel, a pag. 47 del suo bel libro: Storia di dodici manoscritti (ed. italiana,
Milano, Mondadori, 2017). Nel descrivere il celebre codice noto come i Vangeli di Sant’Agostino (Cambridge,
Corpus Christi College, Ms 286, fine sec.VI), De Hamel, docente al Corpus Christi College di Cambridge e
bibliotecario della Parker Library, scrive:
«A questa carrellata di manoscritti miniati del VI secolo va aggiunto uno straordinario corollario. Non fosse stato per un mero caso, anche il Codex Purpureus Rossanensis avrebbe potuto trovarsi oggi alla Parker Library. Mio energico predecessore nella veste di bibliotecario del Corpus Christi fu, nel XIX secolo, il cacciatore di tesori e classicista Samuel Savage Lewis (1836-1891), famoso per la sua lunga barba nera. Sua moglie, Agnes Smith Lewis, formava con la sorella gemella una coppia, «le sorelle del Sinai», di mirabolanti viaggiatrici ed esploratrici dell’Oriente cristiano in un’epoca in cui imprese del genere erano quasi esclusivo appannaggio dei maschi. Nella biografia del marito da lei scritta dopo la sua morte, Agnes Lewis racconta della loro visita a Rossano, nel dicembre del 1889, per vedere il famoso Vangelo. Non si riusciva a trovarlo. Alla fine fu rintracciato a casa di un arcidiacono, che lo teneva in una scatola di cartone in un cassetto della sua camera da letto. Il religioso e Lewis iniziarono a discutere a bassa voce del suo valore e della necessità del primo di denaro per acquistare arredi per la chiesa. Si udì la parola immediatamente. Al rientro a Napoli l’imprevista trattativa prese una piega serissima. Venne proposta la cifra di mille sterline. Il racconto della signora Lewis prosegue così: “Dopo avere telegrafato in patria per chiedere fondi, a mio marito venne la pazza idea di riprendere il treno per Rossano, arrivare a mezzanotte, darsi appuntamento con i preti alla stazione e tornarsene con il treno successivo con il manoscritto in tasca”. Scoppiò ovviamente una violenta lite familiare, come può accadere in vacanza, e Agnes Lewis, in un deplorevole accesso di rettitudine presbiteriana, mise il veto alla transazione».
Naturalmente non è condivisibile il
giudizio del De Hamel che definisce “deplorevole” il corretto scrupolo di
coscienza dei Lewis. Sembra che De Hamel voglia sfoggiare in questa occasione quell’umorismo
tipico della sua gente,‘all’inglese’ appunto.
In ogni caso, però, è interessante
verificare direttamente la biografia scritta da Agnes Lewis e leggere il racconto
originale, che qui riporto in lingua italiana (Agnes
S. Lewis, Life of the Rev. Samuel
Savage Lewis, F. S. A., Fellow and Librarian of Corpus Christi College,
Cambridge, Cambridge, Macmillan & Bowes, 1892):
[pp. 208-209] [A Rossano] «Ci rivolgemmo ai Fratelli
Bianca, negozianti locali di vini e olio, per i quali un amico siciliano ci
aveva dato una presentazione, e trovammo tre fratelli, belli come giovani
Apollo, uno dei quali ci accompagnò in Cattedrale.
Abbiamo spiegato loro che
l'obiettivo principale della venuta a Rossano era di vedere il famoso Codex Rossanensis, un MS. dei Vangeli
risalente al quinto o al sesto secolo. Il signor Bianca non sapeva dove fosse,
ma poiché avevamo una presentazione al Vescovo, e il Vescovo era morto di
recente, ci portò al Palazzo episcopale e fummo ricevuti cortesemente dal
Vicario del Vescovo.
Il Vicario stava tenendo un
capitolo. Samuele vinse prontamente la sua buona volontà mostrandogli piccole
fotografie colorate dei college di Cambridge, e spiegando che viveva in uno di questi,
e anche che aveva i Vangeli di Sant'Agostino
sotto le sue chiavi. Il Vicario chiese se fosse cattolico e sacerdote. Samuele
rispose: "Sono un sacerdote della Chiesa nazionale, e il nostro motto è
"Deus et Patria!". Il Vicario si consultò poi con i suoi confratelli
e alla fine disse a uno dei suoi servitori laici di condurci alla casa
dell'Arcidiacono, dove era il Ms.
[Il Vicario] ha gentilmente
accettato un paio di fotografie; uno dei suoi confratelli ne chiese un altro
paio e andammo alla casa dell'Arcidiacono.
Era modesta e la porta ci fu aperta
da una donna con due bambini. Ci accompagnò in una piccola camera, riscaldata
da un braciere incandescente. L'Arcidiacono apparve in abito di laico, dicendo
con molta cortesia che lo avevamo disturbato durante i suoi studi mattutini, e
chiedendoci di aspettare qualche minuto finché non si fosse messo la tonaca.
Poi ci portò nella sua camera da
letto e chiese a Samuele se fosse un prete. Samuele diede la stessa risposta
che aveva dato al Vicario e l'Arcidiacono osservò: "Allora io e te
possiamo leggere il Ms." . Aprendo un piccolo cassetto, tirò fuori una
scatola di cartone e mostrò il prezioso volume. Contiene i quattro Vangeli vergati
in lettere d'argento su pergamena viola. Il signor Bianca ha chiesto se fosse arabo,
ma gli abbiamo spiegato che era greco, e tutti e tre avremmo potuto leggere
senza difficoltà.
Mia sorella desiderava
verificare un passaggio della storia della nascita di nostro Signore come raccontata
da San Matteo, e chiese all'Arcidiacono se poteva mostrarle una edizione del Testamento
greco o latino per poterlo identificare più facilmente.
Ha confessato di avere in casa solo
un Testamento latino. Ma non era possibile trovarlo, e abbiamo sospettato che
non poteva leggere il prezioso Codice.
Al volume mancano purtroppo
alcuni fogli e si trovano nella Biblioteca Vaticana, a Patmos, a Parigi e a
Vienna. Ci sono splendide miniature all'inizio del volume, le scene principali
che abbiamo notato sono l'Ultima Cena, l'Agonia nell’Orto, Giuda che si impicca
davanti al Sommo Sacerdote, Pilato che giudica davanti a una folla che urla, e
ritratti di uomini, alcuni coronati, che, ci ha assicurato l'Arcidiacono, sono
i profeti minori. Il manoscritto era evidentemente in mani più competenti cento
anni fa di quanto non sia ora; poiché l’antico custode si prese la briga di
fare un indice alle sue 173 pagine, trascrivendo, traslitterando e indicando le
varianti delle lettere arcaiche nella prima parola greca di ogni capitolo.
La camera da letto di una casa
umile è, tuttavia, un luogo di custodia non appropriato per un tale tesoro. L'Arcidiacono
ci ha sconvolto chiedendoci quale pensavamo potesse essere il suo valore
monetario, e noi in cambio l'abbiamo inorridito chiedendo se i suoi confratelli
se ne separassero con un ostensorio d'argento col quale mettersi in maggior
risalto».
[pp.214-215]: «Giunti a Napoli
iniziammo a negoziare seriamente per l'acquisto del Codex Rossanensis, che non era stato registrato come possedimento
della nazione italiana, e che, tenuto in una casa privata, correva pericolo di distruzione
con il fuoco.
Samuel avendone parlato con i
preti di Rossano, ansiosi di avere il prezzo speso per i mobili della chiesa,
affermò che uno di loro aveva sussurrato all'orecchio la parola
"immediatamente". Quindi, dopo aver telegrafato a casa per i fondi,
ha formato il folle progetto di prendere il treno per tornare a Rossano,
arrivando a mezzanotte, incontrando i preti su appuntamento alla stazione, e
tornando con il MS acquistato nella sua borsa con il treno successivo.
Invano facevamo presente che un
simile procedimento equivaleva a corteggiare la scomparsa del MS, di 1000 sterline,
e di se stesso come uomo civile. Non voleva ascoltare alcuna obiezione, e fu
dissuaso dal tentativo solo dall'opinione del signor Rolfe, che argomentava che
questo sarebbe stato il modo più sicuro per suscitare il sospetto della nostra
disonestà nelle menti dei sacerdoti.
Il signor Rolfe ha continuato i
negoziati per alcuni mesi dopo il nostro ritorno a Cambridge, ma senza
effetto».
Il senso di responsabilità e la
correttezza prevalsero nei Lewis ed ebbero la meglio sull’irrefrenabile istinto
di Samuel Savage Lewis, ingolosito da quel libro meraviglioso, celato in un
luogo modesto e esposto a grandi rischi. Non sfuggivano, infatti, all’attento
bibliotecario di Cambridge il pericolo di deterioramento (o, addirittura, di distruzione
in caso d’incendio) che l’ambiente riscaldato d’una camera da letto e l’aria fumosa
per l’uso domestico di legna e carbone, poteva causare sulla pergamena, sugli
inchiostri e sui colori delle miniature.
Uno studioso assai colto come lui,
davanti a quella trascuratezza e mancanza di consapevolezza della preziosità
del Codex da parte dei preti
rossanesi, che sembravano più interessati al valore venale del codice, non poteva
che convincersi che il volume meritasse più attenti custodi. Quei preti si
mostravano anche inadeguati al suo studio, dal momento che non disponevano
nemmeno del più elementare testo di verifica, la versione latina della Vulgata. Un particolare questo che nei
visitatori anglicani non poteva che suscitare meraviglia e sospetto circa la
capacità dei religiosi cattolici di interpretare il codice.
Ma siamo
nel ‘lontano’ 1889 !
Oggi il Codex Purpureus Rossanensis, glorificato come ‘Patrimonio
dell’Umanità’ dall’UNESCO, illustrato nei suoi alti pregi da famosi accademici,
liberato dalla scatola di cartone e dal cassetto dell’arcidiacono, è conservato
in una teca blindata e climatizzata, ben vigilato e al sicuro dagli incendi nel
museo dell’arcivescovato, dove si crede che agli studiosi di tutto il mondo sia
anche possibile, oltre che l’accesso al prezioso volume, trovare anche le
condizioni migliori per studiarlo.
La miglior tutela e conservazione del
Codex Purpureus Rossanensis non può
che essere la consapevole cura e lo studio sempre più approfondito che Rossano
e la Calabria sapranno dedicargli.(© Tutti i diritti riservati)